Forza Italia e Lega sempre più isolati e confusi: sull’ambiente fuoco amico di Romoli e Micci sui loro stessi rappresentanti

di Cèline Montherlant
VITERBO – C’era una moderata attesa per il convegno organizzato da Forza Italia e Lega a Viterbo lo scorso giovedì 3 luglio. Il titolo, abbastanza forte (“Difendiamo il nostro territorio”), si è rivelato un autentico boomerang per gli azzurri e i leghisti: con le rispettive dichiarazioni, gli intervenuti hanno preso posizione contro la speculazione selvaggia delle energie green nella Tuscia, finendo tuttavia per attaccare loro stessi. Un cortocircuito che palesa ancor di più, semmai ve ne fosse il bisogno, l’assoluto stato confusionario in cui versano attualmente sia FI che la Lega, ormai sempre più isolati politicamente nel Viterbese e alla disperata caccia di una strategia per riacciuffare i consensi che ormai stanno per erodere definitivamente.
I fari erano puntati, ovviamente, sul presidente della Provincia, l’azzurro Alessandro Romoli. Il quale ha fatto una panoramica sulle energie rinnovabili, dichiarandosi contrario alla proliferazione di impianti eolici e fotovoltaici nella Tuscia. Una posizione ampiamente condivisibile, non fosse che lo stesso Romoli governi a Palazzo Gentili insieme al Partito Democratico, grande fautore e regista dell’invasione di pannelli solari e pale eoliche nel territorio viterbese. I dem, infatti, nel decennio zingarettiano alla guida della Regione, hanno dato luce verde ad oltre 92 progetti da realizzare a Viterbo e provincia, alcuni dei quali piuttosto invasivi, senza opporsi a nessuno di questi. Romoli ha poi puntato i piedi contro l’annosa questione dei rifiuti alla discarica di Monterazzano, dove attualmente vengono conferite tonnellate di spazzatura provenienti da Roma, Frosinone, Latina e Rieti. Ma anche in questo caso, il presidente della Provincia dovrebbe prendersela con i suoi alleati del Pd, dato che l’emendamento che “costringe” Viterbo ad essere la discarica del Lazio porta la firma del consigliere regionale piddino Panunzi e della giunta regionale Zingaretti, che ha gestito in maniera scellerata l’emergenza rifiuti. Proseguendo, sempre Romoli ha poi attaccato apertamente il progetto della centrale geotermica a Capranica, criticando pesantemente il proponente, ossia Diego Righini. Lo stesso Righini che, questa settimana, sedeva sul palco della Camera dei Deputati agli Stati Generali dell’Energia, organizzati proprio da Forza Italia, di fianco a Francesco Battistoni. Evidentemente, il leader berlusconiano non deve esserne stato informato, altrimenti si sarebbe certamente risparmiato la gaffe.
Appare chiaro come l’intervento di Romoli, per quanto apprezzabile nelle intenzioni, vada a stridere pesantemente con i fatti. Sbraitare contro l’invasione di impianti fotovoltaici ed eolici per poi governare nelle istituzioni con chi quell’invasione l’ha de facto autorizzata è quantomeno bizzarro. Come se non bastasse la confusione sul tema ambientale, il numero uno di Forza Italia nella Tuscia ha deciso di aggiungere ulteriore caos lanciandosi in un’analisi abbastanza contraddittoria sulla situazione politica interna al centrodestra. “Rischiamo solo di parlare della ripartizione delle poltrone. Il centrodestra – ha detto – non è un monolite e non lo sarà mai. Ma ciascuno, per l’apporto che dà, può rafforzare l’intero schieramento nazionale. Più uno ha percentuali alte, più dovrebbe avere pazienza nel confronto. Tra Lega e Forza Italia abbiamo portato il 16%. E con questo peso chiediamo che le nostre istanze siano finalmente ascoltate dalla maggioranza regionale. Non si può solo prendere, serve anche restituire. Siamo il centrodestra, rappresentiamo le battaglie del territorio, non semplici comparse”.
Romoli non vuole parlare di “spartizione delle poltrone”, ma alle cronache regionali e nazionali risulta che il suo partito (FI) alla Pisana abbia letteralmente paralizzato i lavori del Consiglio regionale pur di chiedere un rimpasto di giunta a Rocca. Rimpasto che, peraltro, andava a pieno discapito della Lega. Ed è altrettanto noto che lo stesso Romoli, pur di non governare insieme a Fratelli d’Italia, abbia deciso di far entrare nella sua maggioranza il Pd, con cui governa da quattro anni, e addirittura i civici di Chiara Frontini. Un gioco da ragazzi invece smontare le percentuali citate da Romoli, che si riferiscono al 2023: un’era politica fa. Alle ultime elezioni di ampio respiro, ossia le Europee, Forza Italia e Lega hanno raccolto entrambe il 7%. Restringendo il campo alla sola Viterbo, nel capoluogo gli azzurri hanno raccolto un misero 6%, meno della Lega (7%) trascinata da Vannacci.
Senza contare come, prima del 2022 e l’ascesa di FdI in termini percentuali (oggi il partito di Giorgia Meloni nella Tuscia si attesta al 42% e vanta un parlamentare, la vicepresidente dell’Europarlamento, due consiglieri regionali ed una flotta di sindaci), Forza Italia e Lega, sull’onda dei consensi, non lasciavano il minimo spazio di manovra ai meloniani. Sia a Viterbo che nel resto della provincia. Oggi che i ruoli si sono ribaltati, forzisti e leghisti sostengono di meritare un trattamento diverso perché “chi ha più voti deve unire”. Eppure, risulta che Fratelli d’Italia nel Viterbese stia facendo da aggregatore, riabilitando all’interno del centrodestra la figura di Giulio Marini, nei fatti espulso dal suo partito, ed aprendo le porte al movimento civico di Luisa Ciambella, ormai parte integrante della coalizione. Tutto questo mentre Forza Italia e Lega non fanno altro che contestare gli alleati, governare con la sinistra e lanciare frecciatine, arrivando addirittura a non invitare ad un evento sull’ambiente gli esponenti di FdI che si occupano della tematica nelle istituzioni regionali e nazionali. Il punto è che, se l’obiettivo era quello di isolare i meloniani, guardando alla scarna platea degli ospiti “esterni” (tra cui spiccano il frontiniano Ugo Poggi e il coordinatore di Italia Viva, Emanuele Trevi) si può tranquillamente affermare che ad essere isolati siano soltanto Romoli, Micci e i loro partiti.
Nei fatti, FI e Lega sembrano non solo essere fuori dal centrodestra viterbese, per loro scelta, ma addirittura all’opposizione. Di loro stessi, ben inteso, perché all’interno del governo Meloni il ministro all’Ambiente e il relativo sottosegretario appartengono proprio a Forza Italia e Lega. Questo stato di clamorosa confusione politica, sempre più simile ad una crisi d’identità, può essere facilmente racchiuso nelle parole del sindaco leghista di Tuscania, Fabio Bartolacci, il quale si è scagliato contro la speculazione green nella sua città dimenticandosi, evidentemente, di aver rilasciato da sindaco concessioni trentennali alle società energetiche per poi godere anche delle opere compensative.
Ma, oltre a questa sequela di ipocrisie, cos’ha lasciato l’incontro organizzato da Forza Italia e Lega sull’ambiente? Un documento, redatto a quattro mani da Romoli e dal segretario leghista Andrea Micci, che conterrebbe al suo interno “proposte normative serie”. Sicuramente questo dossier sarà inviato direttamente al ministro forzista Pichetto Fratin e alla sua sottosegretaria in quota Carroccio, Vannia Gava. O, in alternativa, agli assessori Regimenti, Schiboni, Baldassarre e Ciacciarelli. Sempre che Romoli e Micci si ricordino che tutti questi nomi al governo appartengono ai loro colleghi di partito.